EDITORIALE
Cari amici. Siamo oramai prossimi al Natale.
Questo sarà un nuovo Natale oppure il solito Natale?
Ciò dipenderà da noi, dall’impegno a rinnovare il nostro spirito, predisponendoci a questo evento, che per noi non deve essere festa del consumismo, ma della nostra fede.
Stiamo per accogliere Gesù, il Figlio di Dio che ha scelto di venire tra di noi nascendo non in un hotel a 5 stelle, bensì in una stalla, tra lo sterco degli animali.
La venuta tra noi del Dio fattosi uomo, la celebriamo ogni anno facendo grande festa, però ci risulta difficile accogliere il messaggio che Gesù ci ha trasmesso con la Sua venuta e che sta alla base del Vangelo: dobbiamo amare ogni fratello con la stessa intensità con cui amiamo noi stessi.
Ogni fratello, anche quelli che approdano alle nostre coste o si affacciano alle nostre frontiere sperando in una vita migliore.
Ma troppo spesso cadiamo nel tranello della paura verso lo straniero, abilmente fomentata per fini politici, con lo slogan: “L’invasione continua… dobbiamo fermarli….”
L’immigrazione è un problema? Si lo può essere, ma potrebbe trasformarsi anche in opportunità se gestito in modo non schizofrenico. La forte denatalità nel nostro paese, l’età media che continua ad innalzarsi, i molti lavori che gli occidentali non vogliono più fare, richiedono la consapevolezza che gli immigrati possono anche essere una risorsa.
Ma per noi cristiani, prima di ogni considerazione opportunistica, deve prevalere la consapevolezza che ogni immigrato è un essere umano, un nostro fratello/sorella che il più delle volte si trova in stato di bisogno.
Don Tonino Bello scriveva: Non dobbiamo aver paura che su dieci persone che bussano alla porta, una sola ha veramente bisogno.
È meglio aiutare tutte e dieci, piuttosto che mandar via a manivuote l’unica bisognosa.
Buon Natale a tutti gli uomini di buona volontà.
Maurizio