UOMINI E NON RIFIUTI

È ritornato, tragicamente, attuale il tema/problema degli sbarchi sulle nostre coste.

Un tema che divide radicalmente l’opinione degli Italiani.

Da un lato c’è chi ritiene prioritaria la sacralizzazione dei confini, per cui le vite umane in pericolo diventano un problema secondario rispetto all’affermazione del controllo sulle frontiere e dei diritti umani e anche delle convenzioni internazionali, l’importante è tutelare la  sovranità assoluta sul territorio.

Dall’altro lato c’è chi ritiene che va salvaguardata in primis la vita e la dignità delle persone che arrivano per fuggire non solo dalle guerre, ma dalla fame, dalle persecuzioni e anche alla ricerca di una vita più dignitosa.

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Questo è, però, un  tornare indietro nel tempo, è negare e cercare di cancellare ciò che si è conquistato da parte dei nostri padri e nonni al prezzo di vite  umane e che si è cercato di tutelare per tanti anni con  impegnative lotte che dal dopoguerra in poi si sono svolte per equilibrare la sovranità nazionale, e riconoscere i princìpi universali circa i diritti delle persone, diritti  stabiliti da convenzioni internazionali. 

Purtroppo, e forse senza grande sorpresa il neo-insediato governo Meloni ha prontamente ricominciato la guerra alle ONG, come aveva già fatto Salvini.

Scrive Maurizio Ambrosini sul giornale cattolico Avvenire dell’8 novembre, che il governo Meloni  “con meno clamore, ma con effetti pratici ancora più perniciosi, ha rinnovato il memorandum d’intesa con la Libia, nonostante le denunce sempre più numerose, documentate e autorevoli di abusi e maltrattamenti, fino alle torture e alle uccisioni, a danno di migranti e profughi detenuti e, se in fuga, intercettati e rimandati nei centri di detenzione gestiti sia dal governo, sia da milizie locali. Il nuovo governo sta cercando di affermare una linea identitaria di stampo sovranista su temi che ritiene popolari, facilmente comunicabili, a basso costo economico e ad alta rendita propagandistica. A spese però dei più deboli, scaricati da una politica cinica e spregiudicata.”

Ambrosini fa un’analisi puntuale e dettagliata sugli argomenti che i cosiddetti sovranisti adducono per giustificare il proprio pensiero:

“Il primo è la sacralizzazione dei confini. Le vite umane in pericolo diventano un problema secondario rispetto alla riaffermazione del controllo sulle frontiere e sugli ingressi. Non ci sono diritti umani o convenzioni internazionali che tengano, di fronte alla volontà di ribadire una pretesa di sovranità assoluta sul territorio.”

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“Il secondo argomento è la colpevolizzazione delle Ong per gli ingressi definiti come “illegali”, rilanciando la vergognosa accusa di complicità con i trafficanti di esseri umani. 

Ancora una volta va ricordato che se fossero disponibili mezzi legali per raggiungere l’Europa, nessun profugo rischierebbe la vita su natanti inadatti alla traversata. Di fatto, poi, le navi delle Ong intercettano soltanto una minoranza dei richiedenti asilo che arrivano via mare: poco più di 10.000 su 87.000 sbarcati negli ultimi dieci mesi, l’11,5% del totale. I più arrivano spontaneamente, con mezzi propri, altri sono tratti in salvo da petroliere e navi mercantili, com’è avvenuto proprio in questi giorni, altri ancora da navi militari, quando non vengono obbligate a consegnarli ai libici.”

“Un terzo argomento è quello della bandiera delle navi impegnate nei salvataggi. I ministri coinvolti vorrebbero stravolgere il principio dello sbarco nel porto sicuro più prossimo per addossare ai governi che hanno immatricolato le navi il compito di accogliere i profughi. È una spericolata interpretazione del diritto del mare già contestata da vari illustri giuristi. Le navi possono venire anche dall’altro capo del mondo, essere immatricolate a Panama o in Liberia, ma la loro responsabilità consiste nel salvare i naufraghi e farli approdare al più presto nel luogo più vicino e adeguato a soccorrerli.”

E adesso siamo arrivati all’assurdo, a ciò che non si sarebbe mai voluto sentire: gli sbarchi selettivi.

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Far scendere dalle navi, cioè, solo coloro che qualcuno decide siano appartenenti alla categoria dei fragili: i bambini, le donne incinte, i malati.

Gli altri, i non-fragili rimangono a bordo perché non necessitano di un porto sicuro, non necessitano di cure, a loro non sono dovute solidarietà, accoglienza, compassione e dignità, nonostante sia riconosciuto da tutti che la traversata su barchini, barconi, canotti o altro, sia quasi una passeggiata rispetto a ciò cha hanno dovuto subire nei lager libici e quindi siano psicologicamente distrutti ancorché di robusta e sana costituzione e siano, con questa scellerata decisione, magari smembrate le loro famiglie.

A me questa decisione fa paura, mi ricorda le selezioni dei nazisti quando i prigionieri arrivavano nei lager tedeschi: si salvavano le potenziali “forze lavoro” e si gasavano i deboli.

Conclude il suo articolo Ambrosini:

“ l’Italia “campo profughi d’Europa”, lasciata sola dall’Europa matrigna. Ancora una volta va ribadito: non è vero.  Germania, Francia, Spagna, accolgono più richiedenti asilo di noi. 

A non collaborare all’accoglienza sono piuttosto i governi nazional- sovranisti politicamente omogenei con l’attuale esecutivo italiano. Per di più gli sbarcati sono più visibili, arrivano spesso in gruppi e in circostanze più drammatiche, mentre altri arrivano alla spicciolata, via terra (specialmente dall’Est europeo), o anche in aereo (per esempio, dal Venezuela).

Ma anch’essi richiedono accoglienza. Il vero problema, e la possibile soluzione, non consiste però nel rimbalzare i profughi da un Paese all’altro, come se fossero rifiuti pericolosi da scaricare nel campo del vicino. 

Guardiamo alla soluzione introdotta per i profughi ucraini: libertà di circolazione e di insediamento nel luogo di loro scelta.

È ingiustificabile la mancata adozione della stessa civile misura per i profughi di altre guerre, ma arrivati dal mare e con la pelle più scura.

Si potrebbe sintetizzare con una frase: stiamo parlando di esseri umani e non di rifiuti

E, un ultimo appunto riguardo questo misfatto, un appunto in sintonia col messaggio evangelico del Natale di Cristo: 

Gesù è nato per TUTTI e non ha selezionato nessuno!

Luciana

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